Cosa mangiare a Palermo con meno di 150€ in tre giorni: il mio itinerario gastronomico per gustare la Sicilia nei migliori indirizzi della città, street food e non solo.
Palermo in tre giorni per scoprire la gastronomia locale: è quello che ho fatto tra l’8 e il 20 dicembre 2021 quando, con un volo Ryanair da 16€ a/r da Cagliari, ho raggiunto il capoluogo di provincia siciliano. Obiettivo primario: mangiare il miglior cibo di Palermo concedendomi una full immersion nello street food e nei locali più interessanti della città.
Ho passeggiato per i mercati entrando nella multiculturalità e nei profumi che li caratterizzano, mi sono seduta davanti al Teatro Massimo mangiando un’arancina, ho provato i migliori cannoli della città e non mi sono lasciata sfuggire i piatti più hardcore.
Dove si va per mangiare tipico a Palermo? Questo il mio itinerario gastronomico in tre giorni.
Dove mangiare i migliori dolci di Palermo
Dove mangiare i migliori dolci di Palermo
Pasticceria Costa
Cominciamo da lui, uno dei protagonisti assoluti della pasticceria siciliana: il cannolo. Il mio preferito è stato quello della Pasticceria Costa, nel suo indirizzo centrale nel quartiere Quattro Canti (l’altro punto è in via Gabriele D’Annunzio). Per la classifica 50 Top Italy 2022 è il miglior cannolo siciliano della città e al terzo posto in Italia. La pasticceria nasce nel 1960 e si fa subito conoscere per la lavorazione eccelsa delle materie prime e, in particolare, della ricotta. Il cannolo si può acquistare nella versione piccola e grande. Io ho optato per il grande (giustamente!).
La cialda è croccante e friabile; la ricotta ha dei pezzetti di cioccolato e una scorza d’arancia in cima. Gusto avvolgente, delicato, persistente e non troppo dolce. In assoluto, il miglior cannolo siciliano della mia vita.
Segnalo che, per chi volesse portarli in viaggio, rivestono la parte interna del cannolo con cioccolato così da mantenere la cialda sempre croccante.
PREZZO – un cannolo classico: 3€
Pasticceria Costa
Via Maqueda 174
Pasticceria Spinnato
Altro indirizzo storico della città per assaggiare il cannolo siciliano è la Pasticceria Spinnato, a pochi passi da Piazza Ruggero Settimo. Aperta nel 1860, è un’altra tappa obbligatoria per gli amanti dei dolci.
Ho assaggiato due cannoli piccoli: uno classico, rigorosamente con gocce di cioccolato e scorza d’arancia come vuole la tradizione, e uno con crema di ricotta al pistacchio. Il primo era ottimo: cialda croccante e ricotta decisa e gustosa. Il secondo spiccava in dolcezza ma il gusto del pistacchio era solo vagamente percepibile. Tornerei per prendere altri classici. Tanti altri.
PREZZO – due mini cannoli (uno classico e uno pistacchio) e caffè: 7€
Pasticceria Spinnato
Via Principe di Belmonte 107, Palermo
Pasticceria Cappello
Dici Cappello, dici Setteveli. Eppure in pochi sanno che quella della pasticceria Cappello si chiama torta Settestrati, e non torta Setteveli. Quando dico che lo sanno in pochi, intendo anche pochi palermitani. Piccola parentesi storica: la torta Setteveli è un marchio registrato dai tre pasticceri Biasetto, Beduschi e Mannori che, nel 1997, vinsero la coppa mondiale di Pasticceria con una torta al cioccolato ispirata all’universo femminile e ai veli persi da Salomè durante la danza.
Non siamo qui a disquisire su quale torta sia nata prima, ma a sottolineare l’assoluta importanza di assaggiare la torta Settestrati della pasticceria Cappello, anche questa a pochi passi da Piazza Ruggero Settimo.
Il sito ci dice che è fatta con strati di bisquit al cioccolato, croccante, bavarese alla nocciola, bisquit al cacao, mousse al cioccolato e glassa al cioccolato. Io aggiungo che la monoporzione è di una grandezza perfetta per levare il desiderio di qualcosa di particolarmente buono e dolce, senza peccare in stucchevolezza. Inoltre, i diversi strati regalano in bocca un piacevole alternarsi di consistenze che lasciano il palato soddisfatto.
PREZZO – torta Settestrati e caffè: 5,10€
Pasticceria Cappello
Via Colonna Rotta 68, Palermo
I segreti del Chiostro
Credere nella tradizione così tanto da dedicarsi a una ricerca delle antiche ricette di dolci siciliani per riportare in vita quelle scomparse. È quello che hanno pensato al Monastero di Santa Caterina quando, dopo aver aperto al pubblico le visite della Chiesa, della terrazza e del monastero stesso (biglietto a 10€), hanno voluto anche inserire nella visita, come parte finale e dolcissima, la possibilità di entrare nello shop di dolci che vede la presenza di due lunghi tavoli con circa trenta tipologie di dolci, un altro con sole cialde e ricotta per i cannoli e, infine, un banco frigo.
La scelta è vastissima e ogni dolce è affiancato da un foglietto scritto a mano con il nome e gli ingredienti. Il progetto e il gusto dei dolci mi è piaciuto così tanto che sono tornata due volte. La prima ho acquistato un sospiro delle monache al limone (un piccolo dolce di sola pasta di mandorle e limone) e una facciuna delle monache (pasta di mandorle ricoperta di cioccolato fondente, con all’interno arancia e cedro).
La seconda volta ho acquistato una cassata antica, con doppio pan di Spagna, doppio pistacchio, ricotta e gocce di cioccolato fondente. Proposte eccellenti in un contesto particolare, perché è possibile consumare i dolci nel chiostro del monastero, circondati da maioliche e aranci.
Come nota, aggiungo che mi è stato detto dai locali che anche qui i cannoli meritino particolarmente.
PREZZO totale dei tre dolci – 6,50€
I segreti del chiostro
Piazza Bellini, Palermo
I mercati e lo street food
Mercato di Ballarò
Nutro per i mercati una venerazione così grande che in ogni città che visito devo andare in almeno uno, e per Palermo non volevo assolutamente perdere la visita a Ballarò. Colori, voci e odori sono i protagonisti in un contesto multiculturale e in cui, c’è da dirlo, si incontrano più curiosi e turisti che palermitani. La scelta è vasta, dal pesce, alla carne, ai dolci, al vestiario, ma come mi dicevano alcune persone del posto l’aurea di un tempo è ormai svanita e vedere la vera Ballarò, nel bene e nel male, è sempre più complicato.
Per la mia prima volta, ho comunque curiosato con non poco entusiasmo in lungo e in largo, facendo avanti e indietro per tre volte. La tappa culinaria l’ho fatta al barbecue delle stigghiole, ovvero budella di agnello arrostite e condite con succo di limone.
Mercato di Ballarò
Via Dalmazio Birago 2-14, Palermo
Mercato del Capo
L’altro mercato che mi sono concessa è il mercato del Capo, che si caratterizza per le numerose bancarelle di pesce. Alla vista risulta più ordinato e meno caotico rispetto a Ballarò, più tranquillo.
Qui mi sono fermata per un pane, panelle e crocché, ossia un morbido bun al sesamo con all’interno panelle di ceci con prezzemolo, davvero deliziose, e crocchette di patate soffici dentro e croccanti fuori. Un piatto completo, soprattutto per il fatto che il mio panino era veramente gigante.
PREZZO – pane, panelle e crocché: 2,50€
Mercato del capo
Via Cappuccinelle
KePalle: arancina abburro e accarne
Partiamo con il chiarire possibili dubbi: nella Sicilia occidentale si chiama arancina e ha la forma tonda. Nella Sicilia orientale si chiama arancino e ha la forma a punta.
Avrei voluto mangiarne molte di più, lo ammetto, ma sono riuscita a inserirne solo una nei miei pasti: quella di KePalle, un progetto piuttosto recente ma molto ben riuscito (anche secondo i palermitani con cui ho parlato) che propone ben 30 tipologie di arancine. Le classiche sono quella con burro, prosciutto cotto e mozzarella (abburro) e quella con ragù di carne macinata (accarne).
Se riuscite assaggiatele entrambe, io ho optato per la prima. La panatura è croccante e asciutta, l’interno è gustoso, equilibrato e con un cuore filante. Mangiatela calda, mi raccomando.
PREZZO: 2,50€
KePalle
Via Maqueda 270, Palermo
Pani ‘ca Meusa: il panino con la milza a Porta Carbone
Un altro street food che non volevo perdermi in Sicilia era il panino con la milza. Sono abituata a mangiare frattaglie, in Sardegna sono un piatto comune e il mio palato ne gode. Mi è stato consigliato di non avventurarmi troppo e di mangiarla a La Cala, davanti al porto, che la sera regala anche splendidi tramonti. Pani ‘ca Meusa è un locale del 1943 portato avanti di generazione in generazione.
Qui si possono acquistare solo due cose: pane, panelle e crocché e panino con la milza. Si tratta di un pane tipo mafalda, riempito di milza, polmone e trachea di vitello bolliti e tagliati successivamente a fette, conditi con sale e limone. Quando è preparato in questo modo si definisce schettu, ovvero schietto, semplice. Si può aggiungere però anche il caciocavallo e viene chiamato maritato.
Il gusto è deciso, ma molto più delicato di ciò che mi aspettavo. Spicca leggermente il limone. L’ho molto apprezzato ed è un piatto che riproverò sicuramente quando tornerò in Sicilia.
PREZZO: 2,50€
Pani ‘ca meusa – Porta Carbone
Via Cala 62, Palermo
A tavola: mangiare a Palermo al ristorante
Buatta cucina popolana: menu degustazione
Volevo inserire nel mio indirizzario un ristorante con cucina tradizionale ma con un occhio alla parte estetica. Ho scelto Buatta, che significa barattolo in dialetto siciliano. In cucina, lo chef Fabio Cardilio prepara pietanze della cucina siciliana in chiave contemporanea. Ho scelto il menu degustazione in 8 portate a 38€, con quattro antipasti, due primi, un secondo, frutta e dolce.
In apertura, un cocktail di gamberi (unico piatto che mi permetto di dire di non aver compreso). A seguire, una buonissima acciuga marinata con agrumi e ricotta, un carciofo ammuttonato (ripieno) con pan grattato, caciocavallo e mentuccia con un buon sugo alla base con un’acidità che spingeva leggermente. I primi erano uno spaghetto con burro e acciughe fatto a regola d’arte e di cui ancora ricordo perfettamente il profumo e il gusto e, ancora, una pasta con la glassa, vitello e carote.
Ho chiesto cosa fosse la glassa e mi è stato spiegato che era il piatto di recupero della cucina palermitana, dove con il fondo dello spezzatino veniva condita la pasta.
Come secondo un maialino al pepe verde e, per concludere, un piatto con clementina, fico d’india e kiwi con al centro sua maestà il cannolo siciliano, dal gusto veramente notevole.
Ho accompagnato la cena con un Grillo di Mozia.
Buatta è parte del gruppo Food Company, di cui fanno parte due mete che ho segnato per la prossima volta in città: Gagini, una stella Michelin, e Aja Mola, trattoria di mare.
PREZZO – totale della cena: 51€
Buatta cucina popolana
Via Vittorio Emanuele 176, Palermo
Le angeliche
Le Angeliche è un bistrò con caffetteria, progetto tutto al femminile portato avanti da quattro socie, a pochi passi dal mercato Del Capo. L’arredamento spicca per i suoi tocchi floreali e legno.
Quello che ho amato di questo posto è la grande narrazione di ogni piatto nel menu, che è affiancato da un menu secondario con le proposte del giorno. Ho preso due piatti, un calice di Cerasuolo e una grappa di Nero d’Avola. Degne di nota le sfere di carne cruda di Castronovo con crema di castagne e melagrana.
Le Angeliche
Vicolo Abbadia 10, Palermo
Dove dormire a Palermo
Ruggero Settimo Room & Suite
Dopo tutto questo cibo, e dopo aver attraversato la città a piedi (mi raccomando, non serve solo per smaltire le calorie ma anche per godersela appieno vedendo quanto più possibile), dovete sicuramente tornare a dormire per ritrovare le energie.
Io ho prenotato due notti al Ruggero Settimo Room & Suite. Vicino a Piazza Ruggero Settimo, è un alloggio confortevole, comodissimo, pulito e con l’essenziale per stare bene nelle ore passate all’interno. Non è presente reception: ci si accorda con il titolare che vi fornisce le indicazioni per avere le chiavi.
PREZZO su Booking per due notti – 72€
Ruggero Settimo Room & Suite
Via Valerio Villareale 6, Palermo
Palermo mi ha letteralmente conquistata sia per l’architettura che abbellisce le strade e la rendono un luogo perfetto per lunghe passeggiate col naso all’insù e sia per la ricchissima offerta gastronomica. Mi sono ripromessa di ritornare e consiglio a chiunque di trascorrere almeno qualche giorno nel capoluogo