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Cena al Gruccione di Santu Lussurgiu: l’arte dell’ospitalità e del buon mangiare

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Cena al Gruccione di Santu Lussurgiu: l’arte dell’ospitalità e del buon mangiare

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Ho cenato e dormito al Gruccione di Santu Lussurgiu e ho avuto la conferma che questo sia un luogo speciale.

Avete mai visto il Favoloso Mondo di Amelie? Se sì, avrete sicuramente ben impresso il mood fiabesco, le note sognanti e leggere del pianoforte suonato da Yann Tiersen, l’impronta semplice eppure così ricercata e curata in ogni dettaglio. Mi sono sentita così quando sono entrata all’Antica Dimora del Gruccione, come in una storia tra reale e irreale, sospesa in un giardino alberato, porte e passaggi che collegano stanze, sale e stradine strette e delle persone eterogenee e interessanti con cui chiacchierare. 

Dehor Gruccione | © Jessica Cani
Collezioni del Gruccione| © Jessica Cani

Arrivare qui è già di per sé un’esperienza, perché il Gruccione si trova a Santu Lussurgiu, un borgo medievale nel Montiferru tra colori, salite, discese e stradine strette. Mi sono quasi persa, ma capita spesso. Do sempre la colpa alla mappa del telefono, ma in realtà sono io che quando arrivo in posti così attraenti guido condotta da un senso di curiosità e fascino più che dall’orientamento. Una volta arrivata, suono il campanello. L’enorme portone in legno si apre e il sorriso di Lucilla mi da il benvenuto

La biblioteca del Gruccione | © Jessica Cani

L’Antica Dimora del Gruccione è un albergo diffuso nel centro storico del paese. È formato da tre differenti spazi e una biblioteca fornita di grandi classici, saggi e testi sulla Sardegna. Le aree sono tutte a disposizione degli ospiti e a ognuna si accede attraversando porte e portoni, passando da ambienti molto diversi fra loro sia per l’arredo che per l’atmosfera. Questo luogo antichissimo oggi pone tutta la sua forza nel preservare e raccontare il territorio in cui si trova, facendone una vera filosofia che si ritrova anche nelle scelte culinarie, sia a colazione che nella cucina, che da sola vale il viaggio per questo luogo, dove la ricerca per mettere al centro il Montiferru e la Sardegna sono evidenti.

Il dehor, i cocktail e l’accoglienza del Gruccione di Santu Lussurgiu

Ho cenato al Gruccione di Santu Lussurgiu una sera dei primi giorni di settembre. L’aria in Sardegna è ancora calda e questo permette di poter mangiare all’esterno. Il dehor è uno spazio abbastanza ampio con pavimenti in pietra, circondato da alberi. In sala, c’è il maitre Angelo che ci propone due cocktail prima di iniziare. Mi racconta che al mattino ha raccolto fichi d’india e per questo vorrebbe propormi una sua creazione con questo frutto. Accetto, ovviamente. 

Mi porta un analcolico a base di nettare di fico d’india, sciroppo e succo di pera selvatica, succo di lime e fervìda di borragine. Da un po’ di tempo, desidero approfondire le mie conoscenze sulla fermentazione e sto persino valutando un corso. La scelta della fervida come ingrediente, dunque, mi conquista: si tratta del risultato di una lunga fermentazione di acqua, zucchero e un vegetale, in questo caso la borragine, appunto. 

L’altro cocktail si chiama Horus, in onore del gattone dei proprietari che ama particolarmente farsi grattare la pancia. È preparato con Eya, l’aperitivo alcolico al mirto delle Distillerie Lussurgesi, un’azienda giovane del territorio. In aggiunta, timo, maggiorana, origano cubano, melissa, lime e zenzero candito. 

Cocktail Antica Dimora del Gruccione
Cocktail al fico d’india e con l’aperitivo Eya | © Jessica Cani

Ottimi entrambi, ma io ho un debole per i fichi d’india e quindi vince a mani basse. Angelo è un appassionato di botanica e per questo, oltre all’accoglienza in sala, appena può sperimenta nuove ricette per i suoi cocktail con le erbe del Montiferru. 

La cena al Gruccione: un’interpretazione sempre nuova della Sardegna

Ero sinceramente emozionata prima di cominciare questa cena al Gruccione. Sento parlare della sua cucina da tempo, non solo per il gusto dei piatti, ma anche per la storia della chef. Lei è Sara Congiu e avevo già fatto due chiacchiere con lei qui, quando l’avevo intervistata durante il lockdown insieme ad altri grandi nomi della scena enogastronomica sarda. Sara viene dal mondo della pasticceria ed è diventata con il tempo e l’esperienza una sublime interprete della tradizione enogastronomica sarda, dando spazio a ingredienti locali ma spesso poco conosciuti ed elaborando piatti fatti di accostamenti originali ma perfettamente connessi con il luogo.

In sala, ci accompagnano sempre Angelo e la sommelier Alessia. Il menu è composto da due antipasti, un primo, un secondo e un dolce. Si può decidere di fare l’abbinamento con i vini.

La cena si apre con una panzanella con cipolla rossa, cagliata acida, pomodorini essiccati e crumble di pane. In abbinamento, il vermentino di Gallura DOCG della cantina Jankara. 

A seguire, petto e coscia di quaglia con panatura di pistacchio, crema di pistacchio e gioddu. Qui entriamo nel vivo della tradizione, perché l’ultimo ingrediente è una pat regionale e si tratta di latte fermentato. Non ci sono in Italia altre tipologie di questo ingrediente. Ha una consistenza cremosa e leggermente compatta, un sapore acidulo e il colore è quello dello yogurt. Il vino in abbinamento è un Chorey les Beaune “Les Beaumonts”. 

Quaglia Antica Dimora del Gruccione
Quaglia | © Jessica Cani

Il primo mi conquista definitivamentegnocchi di patate con pomodoro arrosto, abbacasu e sardo modicana. Questo piatto bisognerebbe mangiarlo in silenzio, con gli occhi chiusi, potendo godere di ogni singolo profumo, sapore e consistenza che invade la bocca. Lo inserisco fra i migliori provati quest’anno. Anche qui troviamo la presenza di un ingrediente caseario particolare, ovvero l’abbacasu, che sarebbe la crema derivata dalla lavorazione del casizolu. Il piatto è accompagnato da un granazza di Mamoiada macerato sulle bucce, il Maria Abbranca della cantina Sannas. 

Il secondo è un maialino arrotolato cotto 60 ore con zucca, zucchine, cipolline al Nieddera e cavolo cappuccio. In abbinamento, il bovale Nuracada di Audarya. La carne è tenerissima, la cotenna croccante e perfetta. 

Intravedo Sara china sulle sue preparazioni, perché le vetrate permettono di avere una sorta di cucina a vista. Vorrei dirle un sincero grazie. Da tempo ho imparato a capire quali sono i posti in cui mangiare bene, però ci sono delle perle in cui non solo il cibo è delizioso, ma è possibile sognare con i sensi. Sono luoghi in cui gli chef sono in grado di fare una sorta di magia e trasmettere nei piatti la loro sensibilità, passione e studio e, non si sa come, di trasportarti nel loro mondo, filosofia di cucina e desiderio di appagare l’ospite. Quindi grazie Sara, mi sono sentita come se mi avessi presa per mano e mi avessi portata a vedere un pezzo del tuo mondo.

La cena si chiude con un morbido di nocciola, pesca e caramello mou salato, abbinato al passito Bisai di Audarya.

Lo consiglio perché…

Considero la cena al Gruccione di Santu Lussurgiu un regalo. Una coccola, un qualcosa per trattarsi bene, un momento per pensare a sé. L’ideale sarebbe fermarsi almeno una notte, per poter provare l’esperienza completa dell’impeccabile ospitalità di Lucilla, i prodotti della colazione con le torte deliziose di sua madre Gabriella e mettersi poi nelle mani di Sara, Alessia e Angelo per una cena favolosa.

Antica Dimora del Gruccione
Via Michele Obinu 31, Santu Lussurgiu
Tel: + 39 0783 552035


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