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dove mangiare a Napoli

Dove mangiare a Napoli: tour gastronomico di tre giorni

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Dove mangiare a Napoli: tour gastronomico di tre giorni

dove mangiare a Napoli

Scoprire Napoli attraverso il suo cibo: sfogliatelle, babà, pizza ma anche cocktail bar e tutti i migliori piatti della cucina partenopea in un viaggio gastronomico di tre giorni

Quartieri spagnoli a Napoli | © Jessica Cani

Dove mangiare a Napoli? Questo è un viaggio alla scoperta del suo cibo per vivere la città attraverso i suoi sapori e profumi: è ciò che ho fatto quando mi sono regalata tre giorni totalmente immersa nei piatti locali e nei luoghi più autentici, affiancati da qualche chicca. Ecco i miei indirizzi per mangiare (e bere) a Napoli.

Margellina e quartieri spagnoli a Napoli | © Jessica Cani

Dove fare colazione a Napoli

Attanasio

Lo chiamano il re delle sfogliatelle e la ragione si comprende al primo morso. Da Attanasio c’è quasi sempre la fila lungo la strada, cullata dal profumo di cannella che esce dalla pasticceria. Riccia o frolla dovete deciderlo voi, il mio consiglio è quello di provarle entrambe.

Antico forno delle sfogliatelle calde Attanasio
Vico Ferrovia, 1-2-3-4

Scaturchio

Babà e ministeriale di Scaturchio | © Jessica Cani

Qui si va innanzitutto per il ministeriale, un cioccolatino ripieno di crema alcolica che non si trova in nessun altro luogo in città. Fu creato nel 1920 da Francesco Scaturchio che lo dedicò alla cantante Anna Fugez. Era un cioccolato che, secondo il pasticcere, le somigliava. Non so dire se le somigliasse davvero, ma posso assolutamente affermare che valga la pena fare un po’ di fila (sì, anche qui) per poterlo gustare. Ho preso anche un babà: perfetto.

Scaturchio
P.za S. Domenico Maggiore 19, Napoli

Carraturo

Dove mangiare a Napoli: sfogliatella frolla e riccia da Carraturo | © Jessica Cani
Sfogliatella frolla e riccia da Carraturo | © Jessica Cani

Nella mia seconda volta a Napoli, alloggiando a pochi passi dalla stazione, la pasticceria Carraturo è stata la tappa fissa delle prima colazione (poi ce n’era anche una seconda e, a volte, una terza). Una lunga vetrina mostra l’ampia scelta e non ho mai trovato fila (stranamente, perché anche questa è un’istituzione in città). 

Sfogliatelle eccellenti e al mattino sempre calde, per mio gusto preferisco la riccia, ma loro mi hanno confessato che i napoletani tendenzialmente prediligono la frolla.

Pasticceria Carraturo
Via Casanova 97, Napoli 

Gambrinus

Dove mangiare a Napoli: Sfogliatella frolla e riccia da Carraturo | © Jessica Cani
Babà da Gambrinus | © Jessica Cani

È uno dei luoghi storici di Napoli, di una bellezza ed eleganza per cui vale la pena sedersi al tavolo anche se il prezzo è molto maggiorato rispetto alla consumazione al banco. Fondato nel 1860, è uno dei bar più conosciuti d’Italia dove sono passati nel corso dei decenni tanti intellettuali e personaggi di spicco dalla letteratura, al cinema, alla musica e la danza. 

Qui nacque a fine ottocento la figura della “sciantosa”, sull’onda della chanteuse francese da cui prende il nome. 

Con un caffè e una spremuta d’arancia ho ordinato un babà con la panna e la delizia al limone, un dolce tipico di Sorrento a base di pan di Spagna e gustosissima crema al limone.

Gambrinus
Via Chiaia 1/2, Napoli

Poppella

Qualche anno fa è nato il fenomeno dei fiocchi di neve di Poppella, che conta più di una pasticceria in città ma la prima a essere nata è quella nel Rione Sanità. Il fiocco di neve è una sofficissima brioche ripiena di crema di ricotta di pecora e panna spolverata con zucchero al velo. Si scioglie letteralmente in bocca e la freschezza che la caratterizza invoglia a mangiarne una seconda e probabilmente anche una terza.

Prezzo: 1€ il pezzo.

Poppella
Via Arena della Sanità 29, Napoli

Ristoranti a Napoli

‘Ntretella

Dove mangiare a Napoli: pasta provola e patate
Pasta provola e patate da ‘Ntretella | © Jessica Cani

Ci sono tanti posti a Napoli in cui mangiare bene, altrettanti in cui mangiare la pasta con provola e patate. Vi basterà fare una ricerca su internet per trovare quelli in cui vanno tutti. Io vi consiglio quello in cui vanno in tanti ma che comunque ha una fila accettabile. Si chiama ‘Ntretella, l’arredamento interno completamente in legno è caldo e l’accoglienza è quella verace napoletana. 

Quel piatto di pasta lo sogno ancora: fantastico.

Ntretella
Vico Maddalenella degli Spagnoli 19, Napoli

Mimì alla Ferrovia 

Alici fritte e mozzarella di bufala da Mimì alla ferrovia | © Jessica Cani

Mimì, a pochi passi dalla stazione (da qui il nome “alla ferrovia), è un altro nome importante della ristorazione partenopea, dove nel tempo sono passate istituzioni di ogni genere. Nel 2018 si è anche aggiudicata il premio come miglior azienda italiana nel 2018. Di Mimi colpisce subito l’accoglienza del personale che, unendo simpatia e professionalità, riesce perfettamente a far sentire coccolato e a proprio agio il cliente. 

Noi abbiamo optato per una selezione di antipasti fra cui un’eccellente mozzarella di bufala, alici ripiene fritte con zucchine alla scapece, crocché di patate e il puparuolo ‘mbuttanato (peperone ripieno). A seguire, delle polpette al ragù.

Mimì alla ferrovia
Via Alfonso D’Aragona 19, Napoli

Dove mangiare la pizza a Napoli

Da Michele

È una delle pizzerie storiche di Napoli e la sua fama si percepisce dalla strada, quando prima ancora di entrare ci si avvicina alla lunga fila di persone che attendono il proprio turno per mangiare la pizza. Qui la scelta è fra margherita, marinara o una metà di entrambe.

Prezzo 5€

Pizzeria Da Michele
Via Cesare Sersale 1, Napoli

50 Kalò

Dove mangiare a Napoli: la pizza di 50 Kalò
Pizza bianca con pomodoro fresco e mozzarella da 50 kalò | © Jessica Cani

Nel quartiere di Margellina, a due passi dal mare, c’è 50 Kalò, la pizzeria di Ciro Salvo alla terza generazione di una famiglia di pizzaioli. Io ho preso una montanara (pizza fritta di forma rotonda condita in superficie) e una bianca con mozzarella di bufala e e pomodoro fresco.

50 Kalò
Piazza Sannazaro 201 B, Napoli

Dove bere buoni cocktail a Napoli

Libreria Berisio

Libreria Berisio | © Jessica Cani
Libreria Berisio | © Jessica Cani

Un luogo affasciante, intimo e dal mood internazionale con ottima musica. In questo cocktail bar nel centro storico di Napoli si respira un’atmosfera distante da quella partenopea, sia per la clientela che per il personale. 

Aperta come libreria negli anni ’50, si è poi col tempo trasformata e oggi è un luogo dove, accanto alla consultazione o l’acquisto dei libri, si possono sorseggiare dei cocktail davvero ben fatti. Bella la carta, ma molto più interessanti i consigli del ragazzo in sala, molto preparato e attento.

Libreria Berisio
Via Port’Alba 28, Napoli

Barrio Botanico

Barrio Botanico | © Jessica Cani

Tanto verde, spazi ampi e una lunga scelta di cocktail. Aperto sin dalla mattina per le colazioni, alle 18:00 il Barrio Botanico si trasforma in locale per sorseggiare ottimi cocktail nella corte interna di Palazzo Fondi, in un contesto glamour e sofisticato.

Barrio Botanico
Via Medina 24, Napoli


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Variazioni di gusto: le collaborazioni gastronomiche di Alessio Signorino al ristorante Terra di Palazzo Tirso

A gennaio mi sono seduta al tavolo di Palazzo Tirso per la prima serata inaugurale di “Variazioni di Gusto”, un format gastronomico nato dall’idea di Daniele Bassetti, direttore del Palazzo Tirso a Cagliari. L’obiettivo era quello di valorizzare i talenti e produzioni di qualità della Sardegna creando occasioni di degustazione e dialoghi tra le diverse anime gastronomiche dell’isola. Il Gelato da Pasteggio: Signorino e il gelato gastronomico di Fabrizio Fenu Il primo appuntamento era quello tra Fabrizio Fenu, maestro gelatiere.  Quando vivevo lontana dalla Sardegna, le storie gastronomiche dell’isola cominciavano a farsi sentire oltre i suoi confini. La ristorazione muoveva i primi passi verso una nuova consapevolezza, lenta rispetto alle città in cui abitavo tra centro e nord Italia, ma con una forza interessante. C’erano segnali che mi dicevano che questa terra aveva tante storie da raccontare. Me lo ricordo ancora, era il 2014. Vivevo a Firenze e, al Gelato Festival, un maestro gelatiere sardo vinse con un gelato al pecorino fiore sardo DOP e pere caramellate.  Avevo letto che era di Marrubiu ma non sapevo chi fosse. Ricordo però di aver detto ai miei colleghi universitari che forse il progetto su cui stavo lavorando per la mia tesi in economia agroalimentare, con un focus sulle reti collaborative nell’isola, aveva un senso: talenti, storie e prodotti potevano intrecciarsi per disegnare le storie che avevo sognato per la mia terra. Sono passati dieci anni. La Sardegna, e Cagliari in particolare, sono cambiate. Anche io lo sono, ma la passione per le collaborazioni di valore è rimasta intatta. Quel maestro gelatiere era Fabrizio Fenu della gelateria I Fenu. Con Alessio Signorino hanno organizzato una di quelle serate che tanto mi piacciono. Lo hanno fatto, appunto, al Ristorante Terra di Palazzo Tirso, dove hanno disegnato un menu in cui il gelato artigianale e l’alta cucina potessero camminare fianco a fianco.  Contrasti di temperature e consistenze hanno dato al gelato non più il solo ruolo di dessert, ma quello di protagonista nell’intero menu. Ad aprire la serata, un gran cocktail pensato da Matteo Premolini, a base di Crannatza (Vernaccia Valle del Tirso IGT di Orro) bottarga e zafferano, accompagnato da una quenelle di gelato alla bottarga e un gambo di sedano a sostituire la palettina per raccoglierlo. Sublime! A seguire, quattro portate: Gambero viola di Villasimius, rape marinate e sorbetto alle mele. Un inizio perfetto con un piatto godurioso e con una materia prima eccellente. Il primo piatto è stato un risotto con pecora in salmì, polvere di massa di cacao e gelato al pecorino. Un piatto con un pensiero interessante dietro, con un riso in cui mancava appositamente la mantecatura.  A seguire, un petto di piccione alla brace, tacos di verza e gelato alle patate arrosto. Per finire, una “Gelato torta“: zafferano, pistacchio e agrumi, dove la mano della pasticcera Maurizia Bellu, compagna di lavoro e di vita di Fenu, ha chiuso in maniera eccelsa questa splendida cena. Rapsodie Veg: Signorino e la cucina vegetale di Fabio Vacca Il 20 marzo ho preso parte alla seconda tappa del progetto “Variazioni di gusti” al ristorante Terra di Palazzo Tirso. Dopo aver scoperto il lato sorprendente del “Gelato da pasteggio”, questa volta ho assistito a un inno alla cucina vegetale con “Rapsodie Veg”: un percorso in quattro portate che ha messo al centro la ricchezza delle erbe spontanee e la possibilità di sperimentare abbinamenti analcolici. A dare il benvenuto, tre amuse bouche che hanno stuzzicato immediatamente la curiosità: foglia di borragine, crocchetta di cacio e pepe e sedano rapa con gelificazione di fiori di sambuco. Subito dopo è arrivata la Crème Brûlée di ricotta di mandorla affumicata, arricchita da asparagina cruda, crema di asparagi e limone candito, pane pistoccu fritto ed erbe di campo. Un piatto che ha unito consistenze e aromi leggeri con il gusto rotondo della ricotta di mandorla. In questa serata, i cocktail di Matteo Premolini e i racconti del sommelier Andrea Catgiu si sono rivelati compagni del viaggio: il primo è stato un’acqua aromatizzata alla rucola e pepe rosa, omaggio alla “passeggiata” fra orti e campagne che rappresenta così bene la filosofia di Alessio Signorino e Fabio Vacca. Il primo – che, lo ammetto, mi ha emozionata particolarmente – è stato un tortello ripieno di crema di piselli, servito su insalata di piselli e crema di erbe spontanee, con un intrigante caramello di tuorlo alla soia. L’equilibrio fra dolce, sapido e fresco era così armonioso che ogni boccone regalava la sensazione di una primavera in fiore. A seguire, un’interpretazione vegetale del filetto alla Rossini: sedano rapa e foie gras di nocciola, con spinaci crudi, tartufo nero e un fondo bruno vegetale perfettamente eseguito. Una dimostrazione di come, puntando su materie prime di qualità e tecniche raffinate, si possano raggiungere risultati di grande eleganza anche senza proteine animali. In abbinamento, una Weisse analcolica creata con gli avanzi di pane del ristorante, proposta davvero interessante, e un kombucha dall’acidità vibrante. Il dessert – tiramisù alla saba – ha chiuso in bellezza. La crema al mascarpone profumata di Malvasia, la torta caprese tostata, il gelato al caffè e la gelatina alla saba componevano un gioco di sapori che dialogavano che naturalezza, abbinato, come tocco finale, al caffè filtro di Alfredo Premolini, con un blend pensato apposta per esaltare questo percorso. Ciò che più mi ha affascinata di questo dialogo fra Signorino e Vacca è stata la loro comune passione per la raccolta di erbe selvatiche: un gesto antico e, allo stesso tempo, carico di contemporaneità. Il progetto di collaborazione fra Signorino e altri chef proseguirà nei prossimi mesi. Questo conferma ancora una volta come la gastronomia di questa terra, con l’energia giusta, possa reinventarsi senza mai perdere il legame con le sue radici. RISTORANTE TERRA – PALAZZO TIRSO Piazza Deffenu 4, Cagliari